Se un genitore si ammala di cancro, uno dei maggiori dilemmi e’ come parlarne ai figli.
La tendenza di ogni genitore è, ragionevolmente, quella di proteggere i figli dalla sofferenza. Spesso, però, una buona comunicazione si rivela più terapeutica dell’assenza di comunicazione, perché fa sentire i figli più coinvolti, più partecipi e meno trascurati e abbandonati. Ho sperimentato con loro in terapia che la verità li destabilizza meno di atteggiamenti ed emozioni che non riescono a spiegarsi.
Alcuni consigli:
- Dire la verità con un linguaggio adatto all’eta’ e un livello di informazione anche adatto alla nostra capacita’ di genitore di sostenere la notizia. Non cercare di nascondere perché i bimbi come tutti sentono che c’e’ qualcosa che non va.
- Usare con loro la parola cancro prima che qualcun’altro lo faccia ( “Ho sentito dire che la tua mamma ha il cancro”). Ormai i bimbi conoscono la parola cancro, qualcuno lo ha avuto tra genitori e nonni dei loro compagni di scuola, oppure semplicemente lo hanno sentita pronunciare in un film.
- Farli sentire liberi di fare domande in qualsiasi momento.
- Non rassicurarli con frasi “vedrai che andrà tutto bene” o non cercare di trovare soluzioni immediate al problema.
- Accettare la rabbia del bambino come una semplice espressione di tristezza.
- Neanche normalizzare troppo. Per esempio, i bimbi si spaventano a vedere il genitore nel letto d’ospedale. Durante un ricovero, e’ meglio chiedere al personale medico di trovare una stanza appartata dove passare qualche ora con loro.
- Chiedere invece come si sentono. Aiutarli magari a dare un nome ai loro sentimenti ” Immagino ti senta spaventato e triste, perché e’ normale sentirsi cosi’ quando qualcuno ha il cancro”.
- Chiedere ” Cosa ti farebbe sentire un po’ meglio?” Aspettarsi risposte concrete del tipo “giocattoli, cinema,partita”. I bambini cercano la soddisfazione immediata e non guardano alle conseguenze a lungo termine. Non prometterei di andare a vederlo a calcio o alla recita scolastica tra tre settimane perché’ non sappiamo come ci sentiremo. farlo direttamente se ci sentiamo bene, senza rimandare.
- Trovare un posto neutrale ( una stanza di psicoterapia) dove poter “toccare” le emozioni negative per poi poter tornare a casa a rilassarsi sul divano. Sapere di avere un posto cosi anche se non frequentato regolarmente permette di avere fiducia che le loro paure e le loro emozioni negative possono avere una voce.
- Non proteggersi dietro l’idea comune che i bimbi sono forti e pieni di risorse. Ad essere forti si impara. Osservando. Ed ecco perché’ son i genitori che devono guidare in questo obiettivo, cominciando per primi.